RISULTATI IDV

1 Castelraimondo: TORRESI Giovanni 9,74% - 493

2 Sarnano: PIERGENTILI Giacomino 8,48% - 426

3 Matelica: CURZI Alessandro 8,27% - 467

4 Tolentino II: LONGHI Vania 8,20% - 384

5 Morrovalle: FORESI David 7,90% - 489

6 Macerata I: CRAIA Luigino 7,79% - 349

7 Tolentino I: LONGHI Vania 7,67% - 406

8 Civitanova II: TORRESI Giovanni 7,50% - 300

9 Civitanova III: CRAIA Giuseppe 7,00% - 363

10 Recanati I: PETTORINO Massimo 6,96% - 296

11 San Severino: FAGIOLINI Giovanni 6,91% - 456

12 Recanati III: COPPOLELLA Bruno 6,58% - 326

13 Potenza Picena: PIGLIACAMPO Renato 6,55% - 348

14 Macerata II: GARUFI Guido 6,40% - 226

15 Macerata III: PIRRO Adele 6,24% - 307

16 Macerata IV: PORFIRI Alberto 6,12% - 246

17 Corridonia I: VALENTI Daniele 6,03% - 333

18 Civitanova I: TORRESI Giovanni 5,92% - 268

19 Cingoli TITTARELLI: Gianluca 5,31% - 281

20 Corridonia II: VALENTI Daniele 4,26% - 206

21 Recanati II: PETTORINO Massimo 4,05% - 190

22 Treia: PALMIERI Renzo 3,80% - 190

23 San Ginesio: FRANCIA Simone 3,77% - 209

24 Camerino: BLANCHI Mauro 3,70% - 238

TOTALE IDV: 6,48% 7797 VOTI

Qui in provincia di Macerata il miglior risultato nazione dell'IdV

Con il 6,5% dei voti, Macerata è la provincia dove l'IdV è più forte rispetto a tutte le altre province dove si è votato. Il risulato straordinario dell'Italia dei Valori è merito innanzitutto del lavoro dei candidati e di quello delle segreterie regionali e provinciali sul territorio.

Ecco il nuovo consiglio provinciale con Pettinari vincente nel ballottaggio.

MAGGIORANZA

Pettinari Presidente

2 IdV: Giovanni Battista Torresi, Giacomino Piergentili

9 pd: Giorgio Palombini, Paolo Cartechini, Alessandro Biagiola, Gustavo Postacchini, Daniele Salvi, Giuseppina Bruno, Massimo Montesi, Marco Massimo Seri, Roberto Broccolo

2 udc: Leonardo Lippi, Rosalba Ubaldi

1 la nostra provincia: Massimiliano Sport Bianchini

MINORANZA

Capponi

6 pdl: Patrizio Gagliardi, Nazareno Agostini, Pietro Cruciani, Noemi Tartabini, Giuseppe Pezzanesi, Luigi Bonifazi,

1 lega: Luigi Zura Puntaroni

Acquaroli

1 sel: Esildo Candria

martedì 29 marzo 2011

NUCLEARE, non facciamoci del male!

L'entità del disastro giapponese è ancora tutta da stabilire e risulta comprensibile il riserbo delle autorità locali per evitare che si propaghi il panico nella popolazione. Enfatizzare gli eventi non serve a nessuno, tuttavia il numero delle persone evacuate (si parla di oltre 150 mila abitanti) e l'ampiezza dei territori interessati offre un'idea chiara delle potenzialità distruttive e non arginabili di un incidente nucleare anche di media o medio alta classificazione. Gli eventi giapponesi sono stati provvisoriamente classificati di livello 4 su una scala da 0 a 7 ma questa valutazione sembra molto ottimistica dopo la parziale fusione delle barre presenti nella centrale di Fukushima, con conseguenze assolutamente imprevedibili e comunque distruttive. E se l'incidente fosse di livello 5 o superiore? Si capisce da queste circostanze quanto sia importante per le popolazioni coinvolte da sciagure nucleari avere strumenti di verifica e di informazione su ciò che succede dentro una centrale, per impedire che gli interessi delle società di gestione, approfittando della condizione di segretezza degli impianti, nascondano la reale entità dei danni. Di certo gli incidenti giapponesi avranno effetti disastrosi non solo nell'immediato ma soprattutto nel medio e lungo periodo, dovuti all'esposizione a sostanze radioattive contaminanti che ricadranno su territori molto vasti, con conseguenze gravi sulla salute dei cittadini e sulla contaminazione degli alimenti. Tra gli effetti più temuti c'è l'innalzamento dell’incidenza di tumori a carico della tiroide, delle ossa e dell'apparato gastrointestinale e un aumento di leucemie infantili. Ancora: viene ampiamente confermato che con i siti nucleari non esistono limiti di sicurezza garantiti. Le centrali lesionate non erano di recente costruzione ma rispettavano ampiamente gli standard di sicurezza imposti dall'Iaea, anzi, erano progettate per resistere ad un evento sismico del livello di 8,5 punti della scala Richter. E' falso, perciò, dire che l'incidente dipenderebbe dalla tecnologia usata così come è sbagliato sostenere che le centrali previste in l'Italia (di tipo Pwr di 3°generazione plus) non avrebbero subito danni esposte alla medesima sorte. Le centrali che il nostro governo intenderebbe far costruire sono progettate per resistere a un evento sismico fino al grado 7,1 della scala Richter. Tra il 7,1 e l'8,5 registrato in Giappone c'è una differenza di scala superiore a 175 e ciò significa che l'evento nipponico è stato 175 volte più energico di quello massimo compatibile con le centrali francesi di prossima realizzazione in Italia. Qualcuno sostiene che in Italia non si realizzeranno mai eventi sismici come quelli giapponesi, basandosi sulla statistica degli eventi italiani che ne situa una decina tra il grado 7 e il grado 7,5 della scala Richter e non oltre, anche se alcuni di essi, come il terremoto di Messina, furono accompagnati da maremoti (tsunami) con onde alte fino a 15 metri. Dietro questa pia speranza, però, si nasconde una vergognosa verità: se le centrali italiane fossero progettate per resistere ad eventi sismici 175 volte più energici i costi di costruzione salirebbero ben oltre ogni convenienza economica. Si spera, dunque, nella buona sorte per garantirsi margini di guadagno accettabili, mettendo a repentaglio un intero Paese. A questo punto speriamo che Veronesi imponga quantomeno una completa riprogettazione delle centrali Pwr Areva prima di farci appioppare dai cugini francesi le loro quattro pentole a pressione nucleare, da collocare in un paese tra i più sismici d'Europa. Al di là delle speranze è bene mettere in luce quattro questioni essenziali: 1. Gli standard di sicurezza, dopo gli eventi giapponesi, devono essere completamente rivisti e innalzati. 2. Sono le stesse procedure d'emergenza che obbligano i gestori dell'impianto a determinare consistenti diffusioni di gas radioattivi e acqua contaminata, con conseguenze gravissime per la salute umana e l'ambiente. L'installazione di una centrale nucleare comporta dunque un rischio inevitabile di immediato, lungo e lunghissimo periodo, rischio che si vorrebbe rendere statisticamente basso ma che non è eliminabile e che potrebbe portare alla desertificazione radioattiva di interi territori fortemente antropizzati. 3. Una centrale danneggiata, come quella di Fukushima, è irrecuperabile, come dimostra l'uso di acqua di mare per raffreddare il nocciolo: in un attimo si dissolvono in una nube radioattiva i 7/8 miliardi di euro che costa una centrale di quelle previste in Italia (costo al quale si avvicinano le due centrali di terza generazione plus che Areva sta costruendo in Francia e in Finlandia, ben superiori ai 3,5 miliardi che governo italiano ed Enel ripetono ostinatamente). 4. Non esistono siti “sicuri” ma solo siti con diversa probabilità di incidente grave, come causa del quale non è trascurabile anche quella dell'attacco o del sabotaggio terroristico. Chiudiamo con un'ultima considerazione: per sostenere il consumo energetico dell'Italia servono oggi circa 50 mila megawatt (50 milioni di chilowatt) di potenza elettrica istallata. In Italia ne sono istallati quasi cento mila, cioè il doppio. Perché, allora, importiamo energia elettrica dalla Francia? Per un puro calcolo economico: le centrali atomiche francesi di notte non possono essere “spente” e questo produce un esubero di energia elettrica che la Francia è costretta a svendere a prezzi più bassi di quelli di produzione di molti dei nostri impianti. In altre parole comprare l'energia elettrica di notte dalla Francia è più conveniente che produrla nelle nostre centrali. Con il nucleare italiano, che costerà molto di più di quanto promesso, non metteremo fuori produzione l'energia francese, che almeno di notte continueremo ad acquistare, ma altri impianti già operanti in Italia. Un autentico capolavoro di autolesionismo.
Paolo Brutti

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